Note sugli articoli determinativi

Nel dialetto bobbiese l’articolo determinativo ha più forme dell’italiano ed ha regole che vogliono unito ad un determinato nome un determinato articolo e solo quello. Queste norme che si evidenziano solo nella parlata non ne chiariscono il motivo e lasciano allo studioso solo la possibilità di fare deduzioni.

 

Questi articoli sono :

 

                                       Italiano                Bobbiese

Maschile

  Singolare                   il – lo                    u – ar

  Plurale                        i – gli                    i

 

Femminile

  Singolare                   la                           a – ra

  Plurale                        le                           i – e

 

I vocaboli che cominciano con vocale hanno l’articolo determinativo < l’ >, sia al femminile che al maschile :

 

L’om (l’uomo)

l’ôca (l’oca)

 

Per quanto riguarda l’articolo maschile plurale < i > , viene utilizzato anche davanti a sostantivi femminili che incominciano con vocali , diremo infatti :

 

I om (gli uomini

i ôc (le oche)

 

 

Il problema è(non sappiamo se questa ipotesi sia valida in modo assoluto; potrebbe darsi che l’influenza lombarda e quella ligure siano storicamente decisive) quando si usano gli articoli  a  e  u  e quando gli altri due  ar  e  ra ?

Già nello studio pubblicato, nel volume Il dialetto bobbiese molto timidamente avevamo supposto che le cose più importanti volessero  ar  e  ra, quelle meno importanti si  accontentassero di  u  e  a.

Esempi :  si dice    ar su (il sole) e ra löna (la luna), ma a stèla (la stella). Si dice  u prèv (il prete), u sacrista (il sacrestano), ma  ar pèruc (il parroco) e ar vèsc (il vescovo). Si dice  ra mèistra (la maestra), ra diretrice (la direttrice), ra prufesurèsa (la professoressa), ma  u bidèl (il bidello) e a bidèla (la bidella). Si dice ra matematica (la matematica), ar disègn (il disegno), ar copit (il compito), ra lision (la lezione), ma a matita (la matita), a pèna (la penna),  u quaderon (il quaderno),a guma (la gomma), u libar (il libro).

 

Si potrebbe continuare, ma ci fermiamo qui, perchè il breve elenco permette già una chiara distinzione tra persone e cose più o meno importanti. Naturalmente ci sono delle eccezioni.

 

Ad esempio, si dice ra familia (la famiglia), ma a mama (la mamma), u pupè (il papà), a fiöra (la figlia), a nona (la nonna), u ziu (lo zio), a zia (la zia).

Qui ci pare che il collettivo sia istintivamente più importante del singolo individuo che lo compone,( nella stima di chi parla ).

Facciamo un altro esempio : ra müzica (la banda), u sunadú (il suonatore).               

  

Un’altra tesi  era che gli articoli ar  e  ra si usano con sostantivi di origine lombarda; a  e  u  invece con sostantivi di origine ligure. Analizzando meglio i dialetti lombardi questa tesi ci lscia perplessi, infatti si  trovano i seguenti articoli determinativi maschili :

 

– dialetto milanese:                             El fiö strazún

– dialetto bergamasco:                        Ol zùen tròp generùs

– dialetto comasco:                              Ul fiöö pelandrun

– dialetto di Intra (No):                         Ul fieu spendaciun

– dialetto monzese:                              Ul fioeu prodigh

– dialetto di Pavia:                               Al fioe prodigh

– dialetto bosino di Varese:                Ur fioeu strasún

 

gli articoli < a > e < u >  potrebbero derivare dalla contrazione di < al > e  < ul > , ma è evidente che sono tutte supposizioni da verificare.

 

per quanto riguarda l’articolo femminile viene usato l’articolo < la > .

   

Analizzando a fondo il vocabolario allegato a questi appunti grammaticali, dove vicino ad ogni sostantivo viene evidenziato il relativo articolo, possiamo affermare che

            non esiste una regola ben determinata;

 

ogni sostantivo è legato ad un determinato articolo e solo a quello. tuttavia, in alcuni casi, la scelta dell’articolo sembra seguire una precisa logica : quando il vocabolo indica qualcosa di ben definito vengono abitualmente utilizzati gli articoli « a »   o  «u» quando  invece  il   vocabolo  si   riferisce  a  qualcosa  di  più  generico  la scelta ricade su « ar »  o « ra ».

 

A dimostrazione le seguenti frasi :

 

U balurd du me fiö                             mia ar balurd

A castègna grosa l’è da taiè             Ra castègna an brüza mia

U coñfin du me camp                        Ar coñfin

U  cristal c’at gh’é sura ra porta        Ar cristal l’è añca on minerèl

U dialug c’uma péna cmensè          Ar dialug l’è sempar util

U guardian dar castèl                        U ar guardian dar castèl

U  ar macac                                    U to fiö u ar macac

U malè l’è môrt                                   U ar malè

U pasag’ c’u g’ha lasè                        U g’ha dat ar pasag

A plaia di balèt                                   I balèt i g’han ra plaia düra

A stala növa                                        Añdè eñt ra stala

 

L’unica regola certa è  l’uso degli articoli « a » e « u » davanti agli aggettivi possessivi :

 

Esempio : Ar prufesur, u prufesur; ra familia, a mia familia, ecc. 

 

            L’elenco dei vocaboli che abbiamo presentato nel vocabolario, ci ha rilevato un fenomeno linguistico (già evidenziato nel libro « Il dialetto bobbiese » ) molto interessante.

 

Certi sostantivi di genere maschile si appropriano dell’articolo femminile. Eccovene l’elenco:

ra scañdul             lo scandolo

ra schivi                 lo schifo

ra scrúpul              lo scrupolo

ra scür                    il buio

ra scurbìn              la mancanza di vitamine

ra                         il sale

ra sfé                       il fiele

ra sfrat                    lo sfratto

ra sfröz                   l’inganno

ra mnéstròn          il minestrone

ra spasi                  lo spazio

ra spatüs               il lusso esagerato

ra spaveñt             lo spavento

ra spès                   il fitto

ra spésur               lo spessore

ra spetàcul            lo spettacolo

ra spirit                   l’alcool

ra sporc                 lo sporco

ra sport                  lo sport

ra spròn                 l’ incitamento

ra spüd                   lo sputo

ra srèn                    il sereno

ra stagn                  lo stagno

ra strüt                    lo strutto

ra stüc                    lo stucco

ra stüdi                   lo studio

ra stüfè                   lo stracotto

ra zbagnüséri       il fradiciume

ra zgazaréri           il rumoreggiare delle gazze

ra snèvra               il gusto piccante della mostarda

 

Precisiamo che tutti questi sostantivi  li pensiamo maschili e notiamo che quasi tutti incominciano con  « s » o « z »,ma quando sono preceduti da un aggettivo possessivo si riprendono  il  loro  giusto  « genere» (maschile o femminile)  e   l’articolo   usato diventa  « a »  o  « u » .

u so scañdul, u so scrúpùl, u to scurbìn , u stüfè, u to stüdi,u so strüt, u so zgazaréri,u so sprôn, u to sporc, u to spetàcul, u so spatüs, u so zbagnüséri, u stracöt, u to stüc, u to spüd, u sport, u to spirit, u so spésur, u spaveñt, u spasi, u sfrat, u to schivi, u to sfé, a sua , a sua snèvra, u me mnéstròn,  ecc.  

 

 

Tutto quello che viene scritto sul dialetto bobbiese è stato elaborato dal sottoscritto, dall’amico Mario Zerbarini e dal Professor Enrico Mandelli

 

 

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