Coli

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Prendiamo dagli appunti del Prof. Enrico Mandelli: già Pietro Mozzi (in "Bobbio e il suo territorio in La Giovane montagna" Parma giugno 1929) notava la difficoltà di far parlare i colesi, abitanti di Coli, nel loro dialetto naturale. Avvicinati, parlano un dialetto piacentino. Non siamo riusciti ad ottenere da nessuno altra pronuncia che quella di "Coli, ma ricordiamo che molti anni fa, quando l’influenza di Piacenza ancora non si faceva sentire molto forte, sul mercato di Bobbio si diceva "chil da Côr = quei di Coli" . Teniamo a mettere in vista questa pronuncia perché ci pare poterla collegare ad altro toponimo: "Curiasca" con cui si designa un torrente che bagna appunto il territorio di Coli. Ecco ora quello che abbiamo raccolto dallo sfoglio del Codice Diplomatico Bobbiese in riferimento alla voce: 862. in Caulo pecorariciae, pratum in Caulo, plebs de Caulo; 883, in Caulo pecoraritiae, pratum in Caulo, plebs de Caula, 1207, plebatus de Colli; sec.XIV (Registrum Episcopii Bobiensis) – ecclesie de Collo et Porcile. È interessante la variante "Caula", essa ci fa pensare all’etimo latino "Caulae e Caullae = cavità, apertura, cavo, in genere e anche recinto, ovile dove stan chiuse le pecore (Vergi. Aen .9.60 cum premit ad caulas). Tenendo presente il "Caulo pecoraritie" dell’862 e il fatto che la zona appartenne al territorio Veleyate, profondamente romanizzato, (Curiasca = suffisso ligure "-asca", a latino "Caulae") l’etimo ci parrebbe accettabile. L.Molossi nel suo vocabolario topografico dice per Coli che: «forse è il Colianum dell’ambitrebio di cui nella Tavola Traiana». In valle di Trebbia si sono conservate troppe desinenze in "-anus" per giustificarne la sparizione di una o due. (vedi Bobbio e chi lo vorrebbe derivato da Baebianus).

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