1929/08/18 – Riscopriamo luoghi ameni con i nostri padri e confrontiamo anche il diverso modo di esprimersi.

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Da "La Scure" del 18 agosto 1929

RESIDENZE ESTIVE DI CASA NOSTRA

Appunti e spunti Bobbiese

 

Più mite temperatura estiva nella serena e mistica quiete della vallata bobbiese, induce il villeggiante, non atto a lunghe escursioni fino ai pittoreschi e incantevoli alti dintorni di Bobbio, a sospingere il suo sguardo alle più modeste mete che pur circondano la piccola cittadina, formandone pur sempre cornice ridente, piacevole e interessante per le sue curiosità geologiche, preziosità pittoresche e bizzarrie naturali.
Lasciamo quindi Monte Penice, lasciamo tutte le splendide mete di Monte Lesima e dei dintorni, lasciamo i dossi maestosi e i dirupi impressionanti di Monte Gavi e del dirupato e serpentinoso Monte San Agostino e limitiamo le nostre escursioni alla cerchia più stretta e più facile degli immediati dintorni bobbiesi.

La Cascata di Rio Foglino

Sgroppeggiato il vecchio e caratteristico Ponte di San Colombano, la comoda stradetta di testra, s’incastra sotto l’«Erta» scoscesa e brulla e s’affianca subito al largo letto del Rio Foglino che sfocia nella Trebbia presso un verde e fresco poggetto detto «Pineta» dove infatti qualche pino ancora è rimasto assediato dai faggi invadenti, per continuare ad offrire al luogo, l’aroma delle sue resine balsamiche. La stradetta risale il torrentello sassoso, che bisbiglia di tra i massi nerastri e serpentinosi demarcati dai bianchi calcari e dalle sfaldature delle arenarie grigio argentee e azzurrastre. Una spianata in rilievo solcata dal torrente, fa pompa di una fioritura di ginestre che ammanta d’oro l’erboso mantello che odora di mentastri, di ruta e di genziana.
La stradicciola fatta ormai sentiero, non abbandona il Rio nel suo corso serpentino, mentre il monte a fianco strapiomba con un alto dirupo di argille-calcaree, assumendo un aspetto imponente di orrido pittoresco. La forza si fa più stretta tra le piante, dà qualche sbalzo e sopravanza. Il rivoletto d’acqua che scorre a fianco del sentiero, è sempre più festoso e canori con piccole cascatelle chiaccherine. Uno sperone infine protende come un enorme paravento, quasi a voler determinare la sorpresa dell’artistica e bizzarra cascatella d’acqua che si annuncia con il caratteristico rumore precipite e con un fresco delizioso e ristoratore. Un’ultima svolta ed ecco, incassata nella parete a strapiombo, la cascata si mostra in pieno con il suo aspetto pittoresco che la rende meta meritevole della breve escursione. La corrosione dell’acqua ha scavato nella roccia, dai massicci e spessi strati, una solcatura profonda. Ha levigato le pareti, strapiombanti ed ha steso ai fianchi non frustati dallo scivolio dell’acqua, dei tappeti morbidi, vellutati, di verdi eflorescenze, e quà e là su qualche sporgenza della insenatura ha collocato piantine esili e tremule di capilvenere. La colonna d’acqua dall’alto si precipita a perpendicolo e s’infossa in una svasatura al piede della cascata con un tonfo sordo e cupo e s’infrange così in un ridente spumeggiare di delicate trine. Nel precipite salto, s’avvita e s’avvolge a spirale e nella trasparenza cristallina assume l’aspetto di una alta e ferma vitrea colonna.
Intorno una quiete di sogno e di squisito riposo per lo spirito. In alto, in un cespuglio folto, un usignolo canta pazzamente ebbro di vita e di poesia…

La cascata di S. Ambrogio

Oltre il vecchio Ponte di S. Colombano, poco lungi dallo Stabilimento dei Bagni di Piancasale, in altro Rio sfocia nel Trebbia, sortito egli pure dai fondi dirupi delle arenarie e delle Marne scagliose cineree. Seguendo a ritroso il defluvio del torrentello lungo il piccolo e movimentato sentierino, che sobbalza scherzoso tra le macchie folte dei faggi, che cavalca e scavalca inquieto il corso saltellante del rivo, che s’innalza su vari ripiani, fino ad arrampicarsi ardito sugli ampi franamenti del dirupo, eccovi di fronte ad un’altra artistica e pittoresca cascata di fresche e chiare acque. La cascata di S.Ambrogio. Questa però non strapiomba, ma precipita sobbalzando, fra groppi ed anfratti levigati, distendendosi a lambire le tondeggianti gibbosità della roccia, fino ad aprirsi come un delicato ventaglio di pizzo, al più dolce declivio del salto, per raccogliersi ancora in una svasatura di roccia per spiccare l’ultimo salto che smorza l’impeto del forte declivio su un dislivello di oltre una trentina di metri.
Caratteristica questa cascata, in quanto nei periodi di un forte defluvio, l’acqua scorrendo sulle pareti rocciose del salto, ricoperte di una eflorescenza d’alghe gialliccie e di una tonalità fulva e calda, si trasformano in piccole, bianche, argentee e delicate sfrangiature, così da assumere l’aspetto di un lungo, interminabile, prezioso pizzo che vada disciogliendosi da una grande matassa, su in alto celata.
Nei periodi più abbondanti d’acqua, la cascata diventa più solenne e più imponente. L’altezza della caduta, i sobbalzi sulle prominenze rocciose, i rapidi scivolii che la sbattono sugli ostacoli tenaci delle rocce più dure, la trasformano in uno spumeggiante e candido manto scherzoso, che si distende sullo schienale di questo dirupo, pure imponente d’altezza, ma vinto e solcato dal piccolo rivo ridente e scherzoso, tenace e incisivo, implacabile nella sua missione erosiva che la natura gli ha conferito per umiliare l’enorme e superba saldezza del monte.
Tubano incessanti le tortore nel fresco e pittoresco bosco di piccole querce, che sovrasta il dirupo e la cascata. Qui il rio s’incastra nel bosco e risale, modesto, umile e poetico, fino a trovare su, su, la sua piccola diaccia, incessante sorgente che lo genera dalla viva roccia, la quale dovrà essere poi con tanta avidità incrinata e sfaldata più oltre, nella forra, dalla cascata spumeggiante del piccolo rivo misconoscente!

Le cascatelle di S.Maria

Più modeste, ma non meno pittoresche e interessanti, altre cascatelle si riscontrano nei diversi rivi che defluiscono nel Trebbia o nel torrente Bobbio. Fra queste, sono da annoverarsi i piccoli salti d’acqua delle fonti di Santa Maria i Bobbio che si trovano a poco oltre 5 Km. salendo la comoda e bella strada provinciale di Monte Penice. Acque chiare e freschissime scorrono rapide saltellanti in sui dirupi di calcari compatti, e precipitano festose tra un argenteo spumeggiare, per riprendere la loro corsa e incunearsi e incrinarsi fra le argille giallastre dei rapidi pendii erodibili.
Ne qui si può trascurare i veramente ammirevoli effetti scenografici del pittoresco Rio d’Assalto che ha saputo scavarsi nelle argille scagliose il suo corso sinuoso e bizzarro, determinando orridi e pareti precipiti, distribuendo ai lati alte pareti di quinte naturali per abili scenografie tinteggiate con le più delicate sfumature del grigio argenteo, dell’azzurro e del verdastro, fino al più tenero opale.
Esempi strani di erosione, dove la natura bizzarra entra con le sue particolarità inesauste di fantasia e di armonia artistica, portando al grande poema del creato, la nota più varia e più divertente, più ammirata umiliando sempre la più vasta fantasia del poeta o dell’artista vinto e aggiogato eternamente dall’insuperata arte che la natura doviziosamente profonde in ogni piccolo angolo del Creato.

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Cantano incessanti le fresche cascatelle di Bobbio le loro canzoni liete e festose; sgorgano le sorgenti acque fresche e cristalline, alimentano altre fonti, acque medicinali; i secolari boschi e i verdi dossi prativi ricoprono e ammantano i monti circostanti, sotto l’azzurro cielo che effonde purità di luce per la delicata e riposante armonia di colori, e Bobbio, si allieta eternamente di queste sue invidiate particolarità che la Natura ebbe ad elargire con tanta dovizia e sorride serena al suo immancabile avvenire.
ALDO AMBROSIO

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