1936/02/20 – Toponomastica strapaese

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Da "La Trebbia" del 20 febbraio 1936

 Lettera aperta alle LL.EE. i Prefetti e i Presidi di Genova e di Piacenza

Nella relazione presentata dal Gr:Uff. Gardini al Rettorato Prov. di Genova sui problemi stradali della Valle d'Aveto, e stampata anche su "La Trebbia" del 1 febbraio 1936 XIV, è stata usata una parola che non dovrebbe aver corso nei documenti ufficiali, né altrove.
Il torrente che scende dalla ricchissima conca idrica di Torrio, su la destra dell'Aveto e costituisce, a fondo valle, il confine tra le due Provincie, a monte di Boschi, si chiama, in dialetto avevano Re-muran. In italiano si traduce semplicemente ed esattamente Rio Morano e non altrimenti. Dire "il rivo Ramoirano" è proprio uno sconcio. E lo provo. Sullo stesso fianco dell'Appennino, sempre sulla destra dell'Aveto, esistono altri corsi d'acqua che anche nel nome sono fratelli. C'è Refinà, Re Gramizza, Re-freddu, Re de murin e altrove pure nell'alto bacino del Nure e del Ceno, ma sempre nel dialetto locale, Re-tortu, Re-pezzu, Re- mezzan, ecc.
Orbene Refinà è un torrente, Re de Murin un torrente, Re Gramizza un torrente, Re freddu un ruscelletto dalle chiare, dolci e fresche acque; e così via. Vuol dire adunque che quel Re dialettale significa né più né meno del nostro italiano ri che sta in rio, del nostro italiano re che sta in correre, corrente, torrente, che sta in reo, greco(italiano scorrere), in roos (contratto rus) sempre greco- corrente, in rusa dialettale, estesissimo, che vuol dire roggia corrente derivata.
Vede pertanto Sig. Preside Gr.Uff. Gardini, quali genealogie antiche, quale nobile prosapia e quali limpide discendenze hanno questi poveri oscuri nomi della nostra Valle oscura, che, per la prima volta forse, salgono all'onore della pubblicità ufficiale e al battesimo della lingua italiana. Vogliamo proprio imbastardirli nell'atto stesso della loro costituzione civile, del loro battesimo, della loro prima lieta accoglienza nel consorzio della lingua e della cittadinanza italica?
Presto: perché questa disgrazia è proprio toccata al povero Re.finà. Quei tecnici militari che compilarono una certa carta militare(buona, eccellente, per altro rispetto) del nostro Appennino ed ebbero bisogno di segnare anche il torrentello sul quale oggi sorge la magnifica centrale elettrica, in quella profonda gola dell'Aveto, orecchiarono dai villici il nome dialettale – forse anche se ne lasciarono suggerire dall'oste montanaro- la tradizione italiana – e non volendosi né sapendosi rompere la testa nelle etimologie (il folklore non era di moda) scrissero Raffinati (con doppia effe). Una peggiore "ruffinata" non ti poteva capitare, povero Rio finale così bello. Oggi sei come una bella oasi di progresso in mezzo a quella gola selvaggia, oscura e fonda da sembrare una delle Malebolge, o una Malanotte – di dantesca e manzoniana memoria – con la tua imponente centrale, il ponte pittoresco, le palazzine soleggiate a sinistra, incorniciate dal verde cupo dei castagni a monte, orlate di giardini e di fiori davanti; e la corrente pura dell'Aveto, girata a nastro azzurro e d'argento ai piedi.
Ma intanto la Ruffinata che ti hanno appioppato, ti resta; si ripete in tutti i documenti ufficiali e non ufficiali e fra qualche generazione non si saprà più di chi sei figlio legittimo. Povera nobiltà delle parole e delle cose!
E pensare che per "Refinà" stanno pure, oltrechè le ragioni estetiche, glotologiche, fonologiche, eufoniche, etimologiche strapaese, ecc. ecc., anche delle ragioni storiche ed etniche non indifferenti. La zona etnico-dialettale tra le regioni liguri e la piacentina si divide e finisce proprio lì, a Refinà. Appena sotto, ad un chilometro di distanza, è Salso Minore, ove si parla piacentino, e sopra, dappertutto, il dialetto ligure.
Certi segni della storia devono restare: e i nomi per questo rispetto sono cosa sacra, come sacra è tutta la storia nostra. Anche quella delle parole.
Se si vuole adunque tradurre esattamente ed elegantemente si dovrà Rio finale – Rio-Morano – Rio-freddo- Rio gramizza. Rio dei molini, ecc.;e se si vuole conservare e riconsacrare e perpetuare il documento linguistico, il titolo di nobiltà, la patina antica e il segno della nobile prosapia dialettale, sarà anche meglio dire Re-finale o Refinà e Re-morano, ecc.
Ma di Ruffinate, basta per carità!
Non pare alle LL.EE. che varrebbe la pena di occuparsene con qualche de-cretino?
Io parlo, naturalmente, da "strapaese". Sono un Avevano del sasso.

Bobbio, febbraio 1936.XIV

Sac. Prof. G. Monteverde

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