1909/09/19 – Storia ed arte nei restauri della Cripta di S. Colombano

Da La Trebbia del 19 settembre 1909

urna-san-colombano-1900caFinalmente ci è dato illustrare nei limiti della possibilità e competenza i progettati restauri della Cripta di S. Colombano, valendoci della succosa relazione spedita all’E.mo Card. Logue negli scorsi giorni, dovuta alla penna erudita ed appassionata per le memorie Bobbiesi di Mons. Cesari Bobbi, Vicario Generale. Poiché oggi negli studi ed opere di restauro è invalso il criterio geniale di bellamente intrecciare storia ed arte, ridonando le produzioni artistiche alle loro forme primitive, era giusto e naturale quanto armonico al gusto estetico, che anche i restauri in S. Colombano si progettassero alla luce di questo criterio.
Occorreva pertanto interrogare la storia, dalla quale doveva sbocciare la concezione artistica che dirigesse il lavoro.

La voce della storia

«Bobbio asseriva un tempo fa un entusiasta delle nostre glorie l’illustre Very Rev. Thomas I Shahan D.D. Rettore dell’Università di Washington, è ammalata la storia». La frase un po’ oscura, sul labbro di uno storico doveva avere un significato, che ci pare d’avere intravisto nel fatto che la Città di Colombano ha nella storia un nome e un posto non comune nei rapporti gloriosi colla scienza e coll’arte, posizione privilegiata, che vicende successive, dovute a smarrimento d’entusiasmo per la scienza e di criterio artistico scossero ed appannarono. Tali le vicende del nostro Santo.
Dai documenti vagliati dalla critica risulta:
1 – Le spoglie sante di Colombano furono sepolte nel centro della Cripta attuale in sarcofago probabilmente fiore terra, nel quale fu rimesso ricondotto da Pavia, dove sotto l’Abb. Gerlanno (928 – 940) era stato traslato e vi rimase fino alla seconda metà del sec. XV.
2 – Verso l’anno 1482 l’umidità minacciante la conservazione delle S. Reliquie di S. Colombano e dei Santi discepoli e uomini illustri, sepolti quasi a corona intorno al Fondatore, persuase a collocarli in alto in urne a formare le quali furono capricciosamente usati i marmi fregiati dei sepolcri antichi. Anche il santo venne rialzato e le reliquie di Lui riposte in un’Arca di marmo, magnifica opera in puro stile rinascimento dovuta allo scalpello del milanese Giovanni De Patriarchis compiuta nel 1480. Divisa in tre parti istoriati con sovrapposta l’intera figura del Santo in pieno rilievo quale può osservarsi nei resti scomposti che fregiano l’attuale altare, l’urna fu applicata alla parete di mezzo della Cripta e bellamente circondata da quella splendida cancellata in ferro che ogni buon bobbiese ammira e fa notare nl lato destro della Cripta pregevolissimo lavoro del 1500.
Essendo accertato che anche i volti a vela e colonne in arenaria devonsi al secolo XV, può affermarsi che salvi i muri perimetrali ed insigni frammenti marmorei probabilmente del secolo VII, tutto l’insieme della Cripta attuale è una pregiata produzione della rinascenza.
3 – Il barocco del sec. XVIII ingombrò la cripta dalla balaustrata che guasta l’armonia e sfiora le bellezze del rinascimento, che ebbe a soffrire altro e peggiore sfregio dal microcefalismo estetico della metà del sec. XIX, al quale dobbiamo lo spostamento della parete verso il centro. Questa disfatta e sostituita dall’attuale in legno dorato, servì per somma ventura di riempitivo stridente all’altare, stile Impero sul quale poggia un tempietto a stucco, che copre e protegge le spoglie del Santo, come oggi osservasi vero strazio della storia e dell’arte.
tombaQuesti i dati della storia che ad una voce coi preziosi frammenti di vera arte gridano da tempo: ritorniamo all’antico! E la voce ormai è raccolta; la storia ha trovato una mente aperta alle graziose concezioni dell’arte cristiana che fu, e oggi possiamo presentare i progetti ideati dal Chiarissimo Arch. Arpesani, che lo slancio generoso dei figli d’Irlanda congiunto alla collaborazione bobbiese darà modo, speriamo fra breve, d’attuare.

Il compito dell’arte

Per rispondere alla voce della storia l’arte non ha che un compito: demolire, scomporre, per darci la ricostruzione che nell’insieme e particolari ritorni alla Cripta le caratteristiche della rinascenza.
E fu precisamente così inteso dal ch.mo Arch. Arpesani, che confortato dall’alta e competente approvazione dell’Illustre Comm. D’Andrade, presidente della Commissione Governativa di vigilanza sui monumenti dell’antico Piemonte e Liguria, si accinge a questo ritorno artistico destinato a riuscire una geniale interpretazione storica.
Al piccone demolitore spetta innanzi tutto sbarazzarsi del barocchismo del secolo XVIII, liberando la Cripta dagli archi, pilastri, e balaustra informati a quello stile; lavoro breve e facile in apparenza, ma che richiede un’importante armatura interna che sostenga il muro divisorio – qualche cosa di più artistico e gentile (se una nuovissima idea dell’Architetto è destinata a realizzarsi) fra il coro e la sagrestia della Basilica. Sgombrato il barocco, anche le produzioni stile impero (tempietto ed altare) scompariranno, e l’opera intelligente dell’artista ci darà ricomposta l’Arca del 1480, nella quale gli avanzi sopravissuti formeranno la facciata, i due fianchi e la parte superiore, mentre una creazione armonica allo stile darà la parte a tergo, in tre riparti, nei quali a conveniente iscrizione s’accompagnerebbero gli stemmi d’Irlanda e di Bobbio.
cancellata-1900caL’Arca così ricomposta e racchiudente le Ossa venerate di Colomabano verrà sempre per docilità alla storia, collocata nella campata centrale della Cripta, là dove i documenti la collocano prima del 1462 e precisamente in piano, ed intorno intorno un basso cancello in ferro, identico stile, allacciando le colonnette della campata centrale, racchiuderà l’urna preziosa.
L’illusione artistica di essere ritornati ai tempi vetusti di Colombano sarà rafforzata dal fatto che fra l’Arca ed il muro sorgerà un grazioso altarino, stile quattrocento, in linee sobrie e semplici che darà modo al sacerdote celebrante di avere di fronte la folla dei devoti.
Altarini laterali sottosteranno agli attuali sarcofaghi di S. Attala e B. Bertulfo in bella armonia con tutto l’insieme, mente le S. reliquie o Corpi Santi, raccolte in urnette marmoree, saranno disposte in luogo che ancora non è precisato.
Qui alcuno potrebbe domandare qual sorte attendano e la magnifica cancellata in ferro e gli avanzi dell’urne, destinate a scomporsi. Non essendo effettuabile, per diversità di vedute artistiche e mancanza di piena luce storica il disegno di formarne il cancello all’urna del Santo, con pensiero felice, si vorrebbe utilizzarne l’attuale posizione per chiudere una specie di museo archeologico Colombiano che andrebbe formandosi nella parte più antica che non fa corpo colla Cripta. Quivi sarebbero raccolti tutti gli avanzi preziosi per antichità e per arte che attualmente esistono sparsi o verranno alla luce nel lavori di restauro.
A corona, compimento e perfezione di tanto lavorio, una decorazione consona al restauro, sobria e stile rinascenza fregierà vele, archi e pareti, alla quale una pavimentazione studiata e ben disposta darà conveniente risalto.
Tali le linee sommarie dell’indovinato progetto che, una volta attuato, ritornerà a Bobbio nostra, almeno in parte, lo splendore artistico di un giorno, sarà focolaio di vita religiosa più fortemente ed intensamente vissuta e formerà della Città del grande Irlandese la meta prediletta del pio, scientifico, patriottico peregrinare di quanti per fede, patria, scienza si sentono l’anima stretta al cittadino, allo scienziato, all’apostolo, al santo, a Colombano.

Le fotografie illustranti il progetto

Perché il visitatore della nostra Basilica possa rendersi ragione di quanto sopra abbiamo tentato di illustrare, pare opportuno aggiungere un’ultima parola che chiarisca i progetti di restauro graficamente presentati nelle fotografie esposte in S. Colombano. Riproduciamo dall’originale del sullodato chiarissimo Mons. Bobbi:
1 – La prima tavola: «Studio di restauro della Cripta di S. Colombano» presenta la pianta della Cripta sgombrata dai pilastri e dalla balaustra barocca, i muri perimetrali restando, come originariamente irregolari. A mascherare però, per quanto è possibile l’impressione del Visitatore il nuovo pavimento è così disposto che una croce latina, a mattonelle diverse, corre dall’ingresso alla parete ultima di fronte. Nella campata centrale, comprese nell’ambito delle quattro colonne e piccola ringhiera in ferro il pavimento sarà a formelle di maiolica istoriale, su cui poserà il basamento dell’Arca del santo. La croce retrostante segna la posizione del piccolo altare.
2 – Nella seconda tavola «Studio di ricomposizione dell’Arca del santo – Pianta» in più larghe proporzioni è l’arca ricomposta quale la si potrebbe vedere dall’alto in basso dall’occhio dello spettatore, che cioè la mirasse dal vertice del vôlto. Vi si scorgono tracciate in più larghe proporzioni anche le formelle in maiolica del pavimento, alcune delle quali recano anche dei fregi di prova.
3 – La terza tavola: «Ricomposizione dell’Arca del santo – Sezione Traversale» dà in profilo l’antica urna ricomposta, dalla parte di fronte, e lascia scorgere una delle quattro parti o lati del cancello in ferro che vi correbbe intorno. Vi si intravedono inoltre alcuni esempi della decorazione ideata per gli archi e per le vele dei volti.
4 – L’ultima tavola: «Studio per decorazione delle pareti» dà un abbozzo delle decorazioni in stile e rispondenza col tutto.
san-colombano-1913Chiudendo la presente illustrazione ci sembra doveroso un plauso sincero, sentito per l’anima d’artista che seppe ideare così luminoso ritorno alle prime glorie dell’arte della rinascenza sulle ruine dei secoli che seguirono l’Arch. Arpesani; un plauso per il grande mecenate che fu scintilla, stimolo, impulso generoso ad intraprendere le tante sospirate opere di restauro; il popolo d’Irlanda, il suo presule illustre l’Em.mo Card. Logue; un plauso ancora a chi nel lavoro paziente e nascosto dello storico fu indirizzo e guida nell’ideazione artistica; M. Cesare Bobbi. Plauso che sprigioni l’augurio del trionfo dell’artista cristiano, della perennità dell’entusiasmo religioso alla forte nazione Irlandese ed ai suoi presuli, dell’intima soddisfazione all’appassionato cultore delle memorie Bobbiesi nella constatazione dei suoi sogni compiuti.

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